mercoledì, agosto 30, 2006

Castrati, parte seconda.

Ero rimasto con il discorso al punto in cui mi rendo conto che il sistema in cui vivo mi fa del male. Oltre a impedirci di esprimere il nostro volere, mi sono reso conto che ci impedisce di amare (nel senso lato). Il capitalismo si basa sulla competizione, sulla paura, sull'odio. Vedete cosa è successo con il nosto amato 9/11: un massacro(americano-informatevi!) sfruttato per causare dolore e paura, solo per giustificare altro dolore, altro odio, tutto in nome dei soldi.
Questo odio è radicato bene nelle nostre menti, non solo quello verso il "terrorismo"(creato dagli americani-informatevi!) o verso i cattivi musulmani, ma verso i nostri vicini, verso i nostri colleghi di lavoro, verso i nostri familiari. E' su questo che la società si basa: sulla diseguaglianza e la competizione, senza le quali non sarebbero giustificate le basi su cui il nostro sociale si erge. Ci inculcano da sempre che dobbiamo essere i migliori, che l'importante è vincere, che bisogna difendersi aggredendo chi ci attacca. Noi ci crediamo e ci riempiamo di rancore, di cattiveria, di nazismo e stress.
Ci viene trasmesso che siamo diventati immortali, basta accendere la TV e renderci conto di cosa si sta parlando: sciocchezze, inutilità, come se avessimo tutto il tempo del mondo e potessimo sprecarlo dedicandocici. Rendiamoci conto che abbiamo "one shot", un colpo solo da sparare, una vita sola da vivere. Vogliamo dedicarla veramente a Maria de Filippi? Al nuovo shampoo che ha un colore molto più bello di quello vecchio? Non sarebbe invece saggio e molto più umano dedicarci ai nostri affetti, a chi ci sta intorno? Amare ed essere amati? Non combattere contro il resto del mondo perchè lo disprezziamo, perchè siamo i migliori, i più "smart", e poi renderci conto davanti alla morte di come abbiamo vissuto male, rimasti ormai soli perchè gli altri non ci andavano bene? Il risultato dell'odio è che si costruisce, si va avanti, ci si "sviluppa". Siamo sicuri che lo stesso si potrebbe ottenere attraverso l'amore in modo molto più umano?
Il mondo d'oggi è una tremenda malattia.

Resomi conto di questo, che fare? Perchè qualcosa bisogna pur fare, non posso rendermi conto di una cosa e non agire di conseguenza, non avrei la coscienza a posto. Davanti allo specchio la mattina non voglio vedere una persona rassegnata, che vive quello che gli altri(il sistema) vogliono, ma una persona che agisce coerentemente a ciò che ritiene più giusto, che non si vive addosso senza capire cosa sta facendo, che sia consapevole.
Ho individuato varie soluzioni, nessuna ideale ma almeno sono tutte abbastanza coerenti. Ci devo ancora lavorare un po' su, probabilmente ci sono alternative migliori.
Per alcuni aspetti, forse il meglio che si possa fare è abbandonare tutto e vivere indipendenti dai meccanismi sociali. Questo implica il distacco dal lavoro come viene comunemente concepito, dai servizi offerti dalla società e in parte dai soldi(visti come accumulo di capitale). Badiamo bene che non sto parlando di andare sotto i ponti (anche se sarebbe una alternativa ugualmente coerente). Ci sarebbero varie possibilità: andere a vivere in un paese dove ancora si vive di baratto, dove ci si possa inserire in una comunità relativamente indipendente dal resto.
Questa alternativa puo non piacere, me ne rendo conto, e non credo che la seguirò, anche se probabilmente è la più onesta. Un grande problema sarebbe infatti costituito dai figli: senza soldi, come garantire un'istruzione ai propri figli? Come dargli le opportunità dalle quali quali sono partito io? Sarebbe irresponsabile, anche considerando il fatto che magari avranno una accezione della vita totalmente diversa dalla mia.
Una seconda possibilità consisterebbe nel continuare a vivere nel sistema e rispettarne le regole, cercando di non farci influenzare. Fare il più possibile di ciò che desideriamo coltivare veramente e intanto guadagnare i mezzi per vivere e dare delle prospettive alla nostra prole. Questa scelta risulta più facile quando il lavoro che facciamo ci gratifica perchè lo facciamo per passione, quindi attenzione: lavorare sì, ma cerchiamo di fare ciò che più ci aggrada, non soffriamo inutilmente e cerchiamo di non odiare.
Una ulteriore possibilità (quella che mi convince meno finora), sarebbe sfruttare i meccanismi stessi del sistema per fregarlo e rendersi indipendenti economicamente e intellettualmente. Il ragionamento che si potrebbe fare sarebbe: "tu sistema mi vuoi castrare? E io ti fotto con le tue stesse mani!". Attenzione però a chi si va a fottere. E' moralmente diverso rubare al ricco e rubare al povero: la prima cosa è più giustificabile, anche se ugualmente non del tutto corretta. Pensate alle ghignate che vi fate se svaligiano una villa di Berlusconi e a quanto vi fa arrabbiare una vicenda come il crack parmalat, in cui sono stati rovinati molti piccoli risparmiatori, magari pensionati che hanno perso tutti i loro soldi. -Notare che la legge punisce di più il furtarello che le grandi porcate, spesso del tutto legali-

Per una ultima opzione che ora mi viene in mente consiglio di guardare "fight club". Ho rivisto il finale stamattina e mi sono venute lacrime di commozione...

Mi raccomando, se concordate lavoriamoci assieme, in caso contrario spiegate le vostre ragioni, parliamone, non facciamo i disfattisti, ne va della nostra serenità.

3 Comments:

Blogger e.p.f said...

Una cosa cono gli istituti di credito,
un'altra e' fare bene il proprio lavoro, qualunque esso sia.

11:56 PM  
Blogger Berija said...

? Scusa ma non capisco...

7:38 AM  
Blogger e.p.f said...

sono due cose che mi sono venute in mente leggendo questo post:
- le banche, che gestiscono i soldi
- e l'idea di fare bene il proprio lavoro, che puo' degenerare in autocastrazione

ma tu non ti preoccupare, vai avanti, che ti ascolto

10:10 PM  

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