giovedì, maggio 31, 2007

"Io Ooodio le Poste"

La vita sorprende, basta non essere un impiegato delle poste. Ti rendi improvvisamente conto che potrebbe rimanertene poca, che le persone a cui tieni sono le vecchie conoscienze, che non hai le energie da investire in nuovi rapporti che si preannunciano falimentari. Forse qua sbagli, ma non te ne guardi e vai avanti per la tua strada. Dritto, dritto verso la fossa.
L'altro giorno pensavo veramente di stare per morire, e la cosa che mi ha più colpito è stata la serenità del momento. Nessun grosso rimpianto, niente di importante lasciato in sospeso. Peccato non aver colto l'occasione fino in fondo! Chissà se ricapita.
"Carpe diem", diceva Euggenio er macellaro. "Sticazzi", dioco io.
Non è mica facile, signori, per niente.

domenica, maggio 20, 2007

Spiegazioni

E' sconcertante.

A troppi anni non ci ho capito ancora un cazzo.

E' un bene che internet dia spazio a qualsivoglia pirla di potersi esprimere; mi sta dando una piccola motivazione in più per svegliarmi domani.

Il fatto è che vedo la gente, la vedo interagire e atteggiarsi. La vedo come vedrei un documentario. Un documentario sui gibboni.

I gibboni sono in gran parte palestrati. Fumano perchè hanno preso il vizio da giovani. Si vestono di nuovo, si tirano. Fanno i simpatici, gli amiconi. Appena ti giri ti danno una mazzata in testa che non ti riprendi più. Magari ti ciulano pure la donna.

Il fatto è che questi poveri gibboni vogliono solo una cosa. Hanno perso tutto il resto. Lasciamogli l'ultimo appiglio al loro essere animali! Essere vivi. Essere palestrati.

Lasciamogli l'ultimo senso, il più primordiale; il più radicato.

Li vedo, in gabbia. Li giudico, e mentre lo faccio mi rendo conto che sto facendo una gran cazzata.

Non sono diverso, non stanno sbagliando. Probabilmente sono i più sani di tutti. Hanno capito che l'unica cosa che conta, che ci fa ancora sentire un po' vivi, è quella. La terra, il sangue, i sassi. Nulla più.

Dopo la caduta degli Dei, resta la Bruna Terra.
E ci si rende conto, che gli Dei ne erano solo pallidi riflessi.

venerdì, maggio 04, 2007

Delle volte...

...vorrei essere leone, per sbranare la gente. O almeno per tenerla a debita distanza.

Ecco a voi il mio quadro preferito in assoluto:


Prima di scoprirmi troppo, torno paguro. Smack!

martedì, maggio 01, 2007

Vitamina C

Il caro e. p. f. mi ha fatto venire voglia di scrivere per spiegare meglio l'ultimo post. Il dramma è che ho preso l'abitudine di scrivere dopo aver bevuto. Vengono così fuori discorsi un po' acidi, anche se a parer mio sono più divertenti.
La generazione che tra pochi anni prenderà in mano le redini del belpaese è alquanto confusa. Dato di fatto è che non ci sono più punti per orientersi. L'unico valore comune è l'egoismo. Cito il regista di "mio fratello è figlio unico", che parlando del suo film ha espresso un concetto che piu o meno faceva cosi: una volta gli ideali erano collettivi. Il comunista come il fascista volevano che la loro idea influenzasse tutti, che TUTTA una classe di persone stesse meglio. Oggi chi è rimasto? Il giovane comunistello vuole veramente cambiare la società? Nel 99% dei casi non ha mai letto un libro di economia e ha solo voglia di farsi le canne.

Qui si inserisce il vero discorso, sintetizzabile con questa frase: Quelle che erano persone stanno diventando sempre più personaggi.
Mi spiego:
Tutti noi abbiamo una facciata, che si puo definire come un personaggio che interpretiamo quando interagiamo con le altre persone. E' utile il personaggio. Serve a non scoprirci troppo, a non essere troppo vulnerabili difronte al prossimo.
Questo personaggio puo esssere di due tipi: puo essere simile al nostro vero carattere, quindi "sincero" o si puo discostare parecchio da quello che siamo, è quindi "artificiale".
Ci sono diverse questioni legate al personaggio. La sua personalità è influenzata dalla perdita di valori, ma sopratutto dalla perdita di certezze, dal precariato degli ideali. Tutti fattori che ci portano ad essere insicuri e che aumentano la creazione di personaggi sintetici. Abbiamo paura di scoprirci. Siamo dei granchi con il terrore di fare la muta per il rischio di essere feriti.
Persa la concezione di appartenenza ad una collettività si perde la voglia di dialogo, non c'è il volere di capire l'altro nè noi stessi. Resta solo la paura di essere feriti e il desiderio di difendersi, magari ferendo noi per primi.
Si arriva così a persone che anche se diventate intime, non avranno mai la forza di gettare la maschera per parlare onestamente. Ufficialmente nessuno ha più paura di morire. Si arriva a persone che esasperano attraverso comportamenti e discorsi la loro facciata sintetica, terrorizzati dal giudizio degli altri che potrebbe privarli delle poche certezze fittizie che si sono creati.
Come esempio si puo prendere il comunistello. Una volta un giovane comunista era informato, appassionato, interessato. Il suo personaggio rispecchiava le intime convinzioni che la persona si era creata. Era VERO. Un giovine oggi che va in giro vestito alternativo e si professa comunista parla per stereotipi. Il suo comunismo non deriva dalla parola "comune". Non sa di cosa sta parlando. Parla per crearsi degli scogli sintetici ai quali si possa aggrappare, dei cartelli stradali artificiali grazie ai quali orientarsi. Purtroppo questi cartelli non indicano la strada giusta, ma è questo il massimo a cui puo aspirare.
Il rischio che si corre è grosso. Si corre il rischio di farsi influenzare eccessivamente dalla propria facciata. Si rischia di compiere scelte anche importanti che in verità non si approvano, solo per dare sostegno al mascherone. A costo di non dare la possibilità di farci giudicare, finiamo per agire contro la nostra natura.
Tutto questo a scapito della propria serenità e di un sano rapporto sociale.

Quanta miseria.

Nota: ho rimpiazzato l'assunzione di vitamina c con la vodka. Una equipe di scienziati russi sostiene che l'effetto benefico sia pressappoco equivalente.